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Vertenza sanità: cosa stiamo facendo.

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Sono stati presentati il 25 ottobre presso il Tribunale amministrativo regionale i motivi aggiuntivi al ricorso contro la riorganizzazione della Rete sanitaria pubblica marchigiana, riforma che lede fortemente il diritto alla salute di cittadini e cittadine della nostra provincia.
La scelta del ricorso legale era stata fatta su proposta del Coordinamento dei comitati dopo aver verificato che le soluzioni politiche alla penalizzazione del territorio erano inagibili e confuse, e che anzi ogni tentativo di contatto da parte di comitati e persino di organizzazioni sindacali con la Giunta regionale, era rifiutato, mentre questa attuava con arroganza il piano di ‘riordino’.

L’atto principale del ricorso, datato 19 luglio, era stato predisposto in base alle linee di indirizzo indicate dal Sindaco di Barchi, che avevamo reputato essere coincidenti con gli interessi del territorio e della cittadinanza, ed è stato il frutto della collaborazione fra lo studio legale incaricato, alcuni medici di base operanti sul territorio, un esperto di pianificazione e gestione sanitaria dell’Emilia Romagna, un esperto di pianificazione e gestione sanitaria dell’Umbria iscritto all’ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente), alcuni tecnici di Comitatinrete e del Comitato a Difesa dei Diritti di Fossombrone.
Erano state impugnate, fra l’altro, le Delibere di Giunta Regionale Marche n. 735/2013 e 920/2013, ed ogni atto connesso, presupposto o consequenziale che possa aver contribuito alla cosiddetta riforma del sistema sanitario regionale.
Il 13 settembre scorso il Tribunale aveva accolto la richiesta di riunione della fase cautelare (cd. sospensiva) al merito e ha fissato l’udienza di discussione dei ricorsi, stabilendo per quest’ultima la data del 9 ottobre 2014. Ciò è avvenuto perché il TAR, condividendo le richieste formulate in udienza dai Comuni di Barchi, Cingoli, Chiaravalle e Fossombrone, ha ritenuto che “le ragioni di tutte le parti del presente giudizio sono più adeguatamente tutelabili con l’adozione di una pronuncia di merito”.

Si è ora di nuovo sottolineato come la riorganizzazione delle reti cliniche adottata con DGR 1345/2013 non abbia previsto una dislocazione uniforme ed ottimale dei servizi, accentuando le disequità tra le diverse Aree Vaste, a tutto svantaggio dell’Area Vasta 1 di Pesaro e Urbino e, all’interno di questa, fra le zone costiere servite dall’azienda Ospedali Riuniti Marche Nord che vede a Pesaro il DEA di 1° livello e l’entroterra completamente sprovvisto sia di taluni servizi ospedalieri essenziali che di un adeguato e idoneo servizio di emergenza.
A proposito del servizio d’emergenza, un’area di 750 chilometri quadrati sarà coperta da un solo mezzo con medico a bordo quando la normativa prescrive almeno un mezzo per 350 chilometri.

Nel ricorso introduttivo era stato già sollevato il difetto di competenza della Giunta regionale ad adottare atti in deroga al Piano sanitario regionale approvato nel 2011. Ora, coi motivi aggiuntivi, si va a specificare come nella Legge regionale 17/2013 dello scorso luglio si introducano modifiche di fatto al Piano, senza motivarle ma solo per ottenere copertura alla chiusura di alcuni presidi ospedalieri rinominando superficialmente le strutture restanti come “Case della salute”.
Il ricorso sottolinea l’ illegittimità degli atti della Giunta assunti in violazione della legge vigente all’epoca dell’emanazione degli stessi; detti atti hanno modificato il Piano sanitario regionale invocando la “spending review”, mentre, come da tempo documentato, il numero dei posti letto in Area Vasta 1 rispettava ampiamente i limiti posti a livello nazionale essendo il territorio con il più basso rapporto fra posti letto e abitanti.
Per quanto attiene al servizio di emergenza, dall’esame della documentazione depositata da Regione e ASUR Marche nel ricorso principale, emerge che la valutazione clinica può essere rimessa, anche nei casi più gravi, a chi interviene e ha sotto osservazione il paziente, ovvero anche ad un infermiere:…”la Centrale si fida della valutazione clinica dell’equipaggio sul posto … indipendentemente dalla qualifica…”! Risulta altresì che a Cagli, Fossombrone, Pergola, i trasporti interospedalieri sono previsti in reperibilità, mentre negli altri ospedali il servizio è attivo 24H. Questo appare un controsenso, posto che, a fronte dell’utenza sicuramente inferiore rispetto a Pesaro, Urbino e Fano, la chiusura degli ospedali e il taglio dei servizi impone costanti trasferimenti da Cagli, Fossombrone e Pergola e dunque un maggior utilizzo del servizio di trasporto interospedaliero. Infine, curiosa ma gravida di conseguenze appare la previsione della responsabilità del personale di soccorso che risponderà dei danni derivati ad altri assistiti dall’indisponibilità dell’ambulanza impegnata “in assenza di motivazioni valide”. In altri termini si tende a scaricare sul personale le carenze già esistenti in origine e non prevedendo, tra l’altro, competenze in grado di gestirle! I costi della riforma andranno quindi a ricadere sui pazienti e sul personale sanitario, i benefici sul servizio sanitario privato.
Nei motivi aggiuntivi presentati si documenta ulteriormente anche il rischio per la vita e la compromissione della salute dei pazienti con patologie acuta; una ipotesi ad altissima probabilità, come nel caso di pazienti con infarto del miocardio, il cui trattamento, nel territorio di Barchi e di molte altre zone simili, con i tagli effettuati supererebbe ampiamente i 90 minuti raccomandati.
Nel ricorso, che invoca i principi di uguaglianza, solidarietà e appropriatezza delle cure, abbiamo voluto definire con chiarezza tanti aspetti non valutati dai politici né abbastanza approfonditi nelle sedi pubbliche, mentre il dibattito continua, il segnale è chiaro: non ci accontentiamo di parole, i diritti vanno rispettati, le responsabilità ricercate.

Coordinamento dei comitati.

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