con il recente scandalo di polli e uova tedesche alla diossina si ripropone ormai un rituale ricorrente e costante circa la sicurezza alimentare ( ricordiamo le mozzarelle campane, le pecore pugliesi, i suini irlandesi, i polli toscani) e che – proprio per queste sue caratteristiche – rischia di passare come una notizia fra le tante, cui non si dedica l’attenzione che merita.
A questo proposito vorrei tuttavia ricordare che l’importanza del tema in oggetto tema non è mai sfuggita ai Medici per l’ Ambiente, che, senza che ci fossero emergenze di sorta, il 18 novembre 2008 promossero nel salone comunale di Forlì un incontro pubblico dal titolo” Il caso diossina”.
Col termine diossina si intende la TCDD (2,3,7,8–tetraclorodibenzo-p-diossina), nota come “diossina di Seveso” a causa dell’incidente occorso a Seveso nel 1976, pericolosa a dosi infinitesimali ( miliardesimi di milligrammo) e che è stata definita la sostanza più pericolosa mai conosciuta; affini a questa molecola ve ne sono tuttavia altre centinaia, con caratteristiche simili per cui si parla genericamente di “diossine”. Senza entrare troppo nei particolari ricordo che si tratta di molecole particolarmente stabili e persistenti nell’ambiente; nell’uomo la loro assunzione avviene per oltre il 90% per via alimentare, specie attraverso pesce, latte, carne, uova e formaggi in cui si accumulano essendo liposolubili.
Vengono trasmesse dalla madre al feto sia durante la gestazione che attraverso l’allattamento; a questo proposito dai pochissimi studi eseguiti- spesso per iniziativa spontanea dei cittadini sul latte materno, risulta che, nel nostro paese, un lattante di 5 kg, nel nostro paese, si trova ad assumere quote di diossine variabili da alcune decine fino a centinaia di volte superiori al limite massimo indicato dall’UE.
Le diossine rientrano nel grande gruppo di sostanze denominate interferenti endocrini, agenti cioè che mimano l’azione degli ormoni naturali interferendo e disturbando funzioni complesse e delicatissime quali quelle immunitarie, endocrine, metaboliche e neuropsichiche. L’esposizione a diossine è correlata allo sviluppo di tumori (per la TCDD, linfomi, sarcomi, tumori a fegato, mammella, polmone, colon) nonchè a disturbi riproduttivi, endometriosi, anomalie dello sviluppo cerebrale, diabete, malattie della tiroide, danni polmonari, metabolici, cardiovascolari, epatici, cutanei e deficit del sistema immunitario. Forse non tutti sanno che trattandosi di sostanze così pericolose nel 2004 è stata stilata a Stoccolma una convenzione, sottoscritta da 120 paesi fra cui l’Italia, per vietare la produzione intenzionale ed imporre la riduzione di quella non voluta, peccato che il nostro paese sia stato l’unico a non averla poi ratificata!
Queste sostanze si formano in particolari condizioni di temperatura in presenza di Cloro per cui ogni processo di combustione, in particolare di plastiche, porta alla loro formazione e sono presenti non solo nei fumi ma anche nelle ceneri degli inceneritori. A questo proposito segnalo l’ennessimo, recentissimo, studio (1) che correla queste sostanze emesse da inceneritori ai linfomi Non Hodgkin. Lo studio è stato condotto in Francia su 34 pazienti affetti da linfoma residenti nell’area di ricaduta dell’inceneritore di Besancon e su 34 sani . In tutti sono stati dosati nel siero queste sostanze trovando livelli sempre più alti e statisticamente significativi nelle persone esposte. Peccato che nello studio Moniter, quello condotto dalla regione Emilia Romagna per valutare le ricadute degli 8 inceneritori presenti sul territorio, le diossine non siano state ricercate dove queste si accumulano, ovvero su matrici biologiche, nè tanto meno nel corpo delle persone o sul latte materno delle mamme esposte, ma in aria!
Ma torniamo all’attuale scandalo, che si presta ad alcune considerazioni interessanti.
Innanzi tutto esso viene viene fatto risalire alla somministrazione di mangimi contaminati da oli industriali ed altri inquinanti ai poveri animali, ma questo rischia di oscurare il fatto che già nel 2005, http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Diossina_nelle_uova_in_Germania/1285257 nella stessa regione interessata dall’attuale scandalo ( Bassa Sassonia), si era evidenziata una contaminazione , oltre i limiti consentiti dalla legge, di ben il 28% di polli allevati all’aperto in quel territorio - quindi polli “ruspanti”, quelli che siamo abituati a considerare i più sicuri perchè allevati in modo naturale.
Ricordo che la Bassa Sassonia è caratterizzata dalla presenza diffusa di acciaierire ed inceneritori.
Questo dato deve fare molto riflettere, in quanto parlare solo dei polli contaminati per colpa dei mangimi e non anche di quelli contaminati per esposizione alle ricadute di acciaierie, inceneritori ed altri impianti produttori di diossine rischia di non mettere sufficentemente a fuoco le conseguenze che uno “sviluppo” industriale dissennato ha comportato, quasi questo fosse meno colpevole di chi ha deliberatamente nutrito gli animali con mangimi contaminati. Nel primo caso la colpa è infatti dell’”ambiente”, ovvero di una entità che ci può apparire astratta ed il cui stato non viene percepito come una diretta conseguenza di assurdi comportamenti umani.
Non credo ci voglia molto a capire che avere distrutto la civiltà contadina, avere avvelenato il territorio con pesticidi e con le ricadute di impianti assurdi ed inquinanti come gli inceneritori non solo arreca incalcolabili danni all’ambiente e alla salute, ma mina la possibilità stessa di sopravvivenza delle generazioni future.
Proprio oggi 8.1.2011 ho visto una figura sul Sole24Ore con dati relativi all’agricoltura europea, che mostra come l’Italia sia destinata al fallimento anche sotto il punto di vista agricolo, settore primario, da cui tutti gli altri discendono e che dovrebbe rappresentare l’eccelenza nel nostro paese noto in tutto il mondo come patria del buon cibo. Da questo grafico emerge infatti che l’ andamento dei redditi agrari del 2010 rispetto al 2009 è: EU +12.3, Danimarca +54.8 (e per il 2050 ha pianificato l’uscita dal fossile), Olanda +32, Francia + 31, Germania + 23, Spagna + 7, Italia – 3.3 (con calo sup. agricola di 19.200 kmq negli ultimi 10 anni), UK -8.2, Grecia -4.2, Romania – 8.2.
Tutte queste riflessioni vogliono ancora una volta ribadire il concetto che è arrivato il momento del cambiamento, dobbiamo riconoscere il fallimento del modello di sviluppo della attuale società che evidentemente non si cura delle conseguenze delle proprie scelte e che è arrivata perfino a contaminare le basi stesse dell’alimentazione inquinando anche l’alimento più prezioso al mondo: il latte materno!
Preoccuparsi dell’infanzia e delle possibità di sopravvivenza delle generazioni future dovrebbe essere al primo posto nei pensieri di una comunità civile.
E per finire una domanda: come saranno i polli allevati all’aperto in area di ricaduta dei nostri inceneritori a Forlì? Perchè a nessuno è mai venuto in mente di indagare?
Cordiali saluti
Patrizia Gentilini
Presidente Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Forlì
(1) Viel J. et al Increased risk of non Hodgkin Lymphoma and serum organochlorine concentrations among neighbors of a municipal solid waste incinerator, Environ Int (2010)
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