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No Tav, informazione e presidio a Pesaro sabato 3 marzo


Presidio No Tav in solidarietà ai cittadini della Val di Susa che lottano per una democrazia reale, dalle 16 alle 18 in piazza del Popolo a Pesaro, organizzato senza simboli di partito o altri ma solo tutti e tutte sotto lo striscione NO TAV.

Il Decreto sviluppo del maggio 2011, ha definito la possibilità di militarizzare il territorio per le “opere di interesse strategico nazionale”, già fissate con la legge Obiettivo n.443 del 2001.

Ora viene applicato l’articolo 682 del codice penale: che dice testualmente: “Chiunque si introduce in luoghi, nei quali l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l’arresto da tre mesi a un anno, ovvero con l’ammenda da cinquantuno euro a trecentonove euro”. Ciò potrebbe essere anche in tanti altri casi oltre alla battaglia NOTAV, cioè nel caso di proteste pacifiche contro installazioni nocive sul territorio di ogni tipo. Anche gli espropri di terreni ai privati procedono senza rispettare tutte le procedure: alla faccia di un Governo alto-borghese che con le recenti denunce contro i No Tav voleva ergersi a paladino della legalità!

Un dossier WWF aveva già evidenziato che il programma delle grandi opere è lievitato in 10 anni da 125,8 miliardi di euro del 2001 a 367,4 miliardi di euro del 2011, con aumento delle opere da 115 a 390. Si prevede che il 61% degli interventi (pari a 224 miliardi di euro) siano concentrati nel Centro-Nord contro il 38% del valore economico complessivo (pari a 143 miliardi di euro) nel Sud, sottovalutando il gap infrastrutturale del nostro Mezzogiorno.

La conclusione del WWF è che l’aumento dal 2005 del numero delle opere e dei costi dimostra che “non è stata compiuta alcuna selezione delle priorità utili al Paese, ma s’è dato ascolto in questi anni alle clientele politiche nazionali e locali e agli interessi dei grandi gruppi edili e di progettazione”

Una grande opera o è fortemente utile o è fortemente dannosa, perché richiede investimenti che vengono sottratti ad altri capitoli di spesa e perché ha un forte impatto sul territorio che la ospita. La questione fondamentale del progetto della nuova linea ferroviaria Lione-Torino, che è anche la più costosa opera pubblica mai progettata in Italia, è la sua inutilità, perché le ipotesi di traffico su cui si basa sono state smentite dalla realtà dei fatti, che mostrano una inarrestabile caduta dei movimenti di merci e di passeggeri sulla sua direttrice.

Il traffico merci del Frejus, nel 2009, è stato di 10 MT, come nel 1993; quello del Monte Bianco si attesta addirittura ai livelli degli anni ’70. La punta massima si è avuta tra il 1994 ed il 1998: da allora i due tunnel hanno perso un terzo del traffico. Questo dimostra che non c’è ragione di costruire nuove infrastrutture.

Il costo al km dà dei dati impressionanti: se dividiamo gli 8,8 miliardi che pagherà l’Italia per i suoi 35,5 km della parte comune si arriva a 250 milioni per km., notizie di stampa fornite dagli stessi proponenti ammettono un costo storico di 120 milioni di euro per Km, che, tradotto in euro correnti, corrisponde a 160 milioni di euro per km!!!

I fondi necessari per la Torino Lione sono direttamente sottratti ad altri interventi. Già con i primissimi finanziamenti necessari al tunnel geognostico di Chiomonte si è cominciato a prelevare dai fondi che erano già destinati ad altri capitoli di spesa: in questo caso all’ art. 6 del DL 112/2008, che assegnava risorse alla messa in sicurezza delle scuole, alle opere di risanamento ambientale e all’innovazione tecnologica. L’economista Marco Ponti, insieme ad altri, ha calcolato che sulla base dei soli preventivi esistenti, la Torino-Lione costerà 1300 euro per ogni famiglia media italiana di quattro persone. Per Marco Ponti, che è stato il primo, nel 2005, a calcolare il preventivo per la nuova linea in 17 miliardi di euro di allora, “questo progetto non andava neppure presentato“. Se lo si fosse ascoltato, l’Italia avrebbe già risparmiato spese per mezzo miliardo di euro.

Si ringrazia: 150 motivi per dire NO alla TAV | Informare per Resistere

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