Il Consiglio Regionale di Italia Nostra per le Marche contesta la scelta della Provincia di Pesaro ed Urbino, presieduta da Matteo Ricci, a favore della riapertura di tre cave da anni chiuse in zone sensibili e tutelate inserite nella RETE NATURA 2000, come ad esempio la cava di Rave della Foce di Frontone sul Monte Catria ed i siti di Ponte Alto tra Cagli e Cantiano e Gorgo a Cerbara di Piobbico.
La loro chiusura era stata decisa dalla Regione e dalla Provincia, in base ad una programmazione rispettosa dell’ambiente e dopo anni di battaglie dei cittadini..
Ora i cavatori gentilmente ringraziano tramite Confindustria per quattro milioni di metri cubi di materiale da escavare nei prossimi anni con un guadagno di milioni e milioni di euro nelle loro tasche.
Sarebbe questa la finalità di carattere economico legata a pubblico interesse con cui la Provincia ha motivato la riapertura delle cave che deve essere finalizzata, per legge, solo al “recupero ambientale”?
La stessa Regione Marche, in un contributo istruttorio, ha affermato che la variante al Piano Estrattivo della provincia di Pesaro ed Urbino comporta ”significativi effetti su diversi aspetti ambientali e principalmente sulle componenti ecologiche e paesaggistiche” quali perdita definitiva di habitat naturali e di specie, inquinamento acustico, vibrazioni, inquinamento atmosferico con polveri e gas, sversamenti nel suolo ed in torrenti e fiumi, inquinamento da traffico di trasporto inerti, allontanamento definitivo di fauna, distruzione di una sorgente sulfurea, tanto da imporre misure di mitigazione, compensazione e prescrizione.
Risibile è quindi la motivazione della Confindustria che la ripresa della attività estrattiva servirà “ad ottenere un recupero dei siti ed una successiva loro riqualificazione”, dopo che gli stessi saranno stati distrutti dai cavatori.
Siamo di fronte a dichiarazioni false e demagogiche.
E’ evidente come la Provincia di Pesaro sia stata più sensibile agli interessi economici dei cavatori che dei cittadini che si ritroveranno, nelle aree interessate, a convivere con la esplosione delle mine, con il traffico inquinante dei mezzi di trasporto, con la polvere, con l’inquinamento atmosferico, i rumori etc.
Ma tutti i cittadini della Marche saranno meno ricchi perché così viene ulteriormente colpito il patrimonio ambientale marchigiano, alla faccia della tanto conclamata green economy!
Italia Nostra Marche
Ancona, 7 ottobre 2010
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