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IL CONSIGLIO DI STATO ANNULLA GLI ATTI DELLA PROVINCIA SULLA CAVA DEL BIFOLCO DI PERGOLA

 
Finalmente la vicenda della cava del Bifolco ha visto il pronunciamento definitivo del Consiglio di Stato, che ha decretato l’annullamento degli atti posti in essere dalla Provincia di Pesaro,  che aveva, dapprima previsto il bacino estrattivo di Bellisio in violazione del Piano Cave Regionale, e poi aveva emesso parere positivo di valutazione di impatto ambientale e rilasciato contestuale autorizzazione paesaggistica.

Quando si vede la fine di una vicenda  la valutazione della stessa non può, tuttavia, fermarsi  soltanto al risultato finale, ma occorre  sempre ricordare  il punto di partenza; diversamente si rischia di cavalcare unicamente la vittoria.

Non si può,  invero, dimenticare che, quando il Comitato di Bellisio  chiese  aiuto alla  RETE DEI COMITATI che si stava occupando di varie vicende ambientali, tutte le forze politiche in campo, affermavano  che non vi era ormai più nulla da fare.

Con il  metodo  – collaudato nella nota vicenda Schieppe – basato sullo studio approfondito dei documenti si verificò che la cava del Bifolco non solo non era prevista nel piano cave regionale, e come tale non poteva essere introdotta dalla Provincia  nel Piano Provinciale, ma, addirittura, che la Regione aveva escluso che tale area potesse divenire oggetto di escavazione.

I risultati di tale studio vennero illustrati nel corso di una affollata riunione pubblica tenutasi a Bellisio nel cinema parrocchiale, nel corso della quale per la prima volta i cittadini divennero consapevoli di che cosa era stato autorizzato  a loro totale insaputa e si “armarono” di speranza.

L’intervento degli amministratori di allora fu connotato da accenti al limite dello  scherno nei  confronti dei relatori, ai quali fu risposto che queste non erano dati oggettivi, seri, fondati, ma semmai mere  opinioni personali…( oggi il Consiglio di Stato ne ha riconosciuto la fondatezza !!).

Soltanto su pressante richiesta  del comitato, supportato dall’esperienza dei rappresentanti dei Comitati in rete, l’Amministrazione Comunale di allora, fu portata a presentare ricorso.

Il ricorso venne respinto dal TAR MARCHE in quanto ritenuto tardivo, poiché il Comune avrebbe dovuto, secondo il Tribunale ,  impugnare il Programma dell’attività Estrattive entro 60 giorni dalla sua emanazione e non i provvedimenti successivi relativi al progetto.

Ora il Consiglio di Stato ha, viceversa, riconosciuto tempestivo quel  ricorso, in quanto ha stabilito, come affermato dalla difesa di ITALIA NOSTRA, che il parere della Regione Marche espresso sul Piano provinciale delle attività estrattive era subordinato ad un’ istruttoria sull’esistenza dei boschi ad alto fusto, che poteva e doveva, essere fatta soltanto in sede di progettazione.

Significativa ai fini del risultato della causa è stata la presentazione da parte di Italia Nostra della relazione tecnica sulla natura e consistenza del  bosco, dalla quale è scaturita  la verificazione disposta dal Consiglio di Stato  affidata alla  Guardia Forestale di Ancona,  che ha evidenziato anche le lacune istruttorie del procedimento.

Siamo soddisfatti del risultato che, ancora una volta, premia il metodo  che la rete di comitati si è data in questi anni: quello di un  approfondito studio degli atti del procedimento sia sotto il profilo legale che tecnico e amministrativo.

Non possiamo non ringraziare, ancora una volta, la Soprintendenza del Paesaggio e dei Beni Culturali delle Marche, che non ha mai abdicato alle proprie competenze, anche al cospetto dei pronunciamenti del Ministero dell’Ambiente che tendevano a limitarne le prerogative, e che ha  svolto con fermezza e competenza  il proprio compito di  tutela  dei beni coinvolti, anche rispetto ad una Provincia che, come stigmatizzato dal Consiglio di stato, ha inteso sentirla in conferenza dei servizi senza riconoscerle, neanche il potere di voto, per poi ignorarne completamente il parere.

Ancora una volta la Soprintendenza ha rappresentato  l’unico organo che, con la professionalità che Le è propria, si è posta a tutela del paesaggio ed in generale dell’Ambiente e, in definitiva, dei diritti dei cittadini.

In un periodo come l’attuale, in cui il consumo del territorio nelle sue varie forme, comincia a divenire un problema  sempre più sentito,  l’operato della Soprintendenza si è   mostrato  nuovamente,  anche in tutta la sua imprescindibile rilevanza  per l’intera comunità.

I Comitati in rete sono impegnati in altre grandi vertenze in Valle del Cesano, quali la Turbogas di Corinaldo il Maxi elettrodotto Fano – Teramo ed il parco Maxi eolico dei Piani Rotondi di Pergola; con la stessa determinazione e con il costante appoggio dei cittadini coinvolti, contiamo di condurre vittoriosamente anche tali vertenze.

Coordinamento dei Comitati di difesa delle Valli del Metauro, Cesano e Candigliano

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