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Cernobyl: passato e futuro


Da Internazionale, 30 aprile 2010:
Nel 2005 il Cernobyl forum dell’Onu e di altre agenzie internazionali ha affermato che non c’erano prove di un aumento del rischio di difetti congeniti o riproduttivi nelle zone contaminate dalle radiazioni.
Queste conclusioni sono state spesso contestate e ora un nuovo studio su Pediatrics riaccende il dibattito: su 96.438 nascite registrate nella regione ucraina di Rivne, tra il 2000 e il 2006, il tasso di anomalie congenite è di 22 su 10mila nati, contro la media europea di 9 su 10mila. E nella regione di Polissia si sale a 27 su 10mila. L’autore, Wladimir Werlecki della University of Southern alabama, ammette però che il suo studio – come quello del Cernobyl forum – è incompleto, perché mancano i dati sugli altri fattori che potrebbero causare le anomalie, come l’abuso di alcol o la carenza di acido folico in gravidanza. Servono nuovi studi, conclude.”

Ma, a distanza di 24 anni dall’incidente (1986), nessuno, tanto meno le autorità dei paesi direttamente interessati dalla ricaduta radioattiva, sembrano voler far luce su ciò che molti scienziati avevano ipotizzato: che cioè oltre alle morti ed ai danni gravissimi del primo decennio, il reattore avrebbe mietuto vittime molto a lungo.
Nel frattempo, in Italia, dopo le dichiarazioni del prèmier sul “nuovo nucleare”, ci si chiede che validità concreta esse abbiano. Legambiente diffonde un documentato dossier (a cura di Stefano Ciafani, Andrea Cocco e Viviana Valentini) su questo fantomatico “reattore di “terza generazione avanzata”, l’EPR, che si vorrebbe importare nel nostro Paese, “in realtà è l’evoluzione più recente dei reattori di seconda generazione ad acqua pressurizzata PWR (Pressurized (Water) Reactor) che si sono diffusi negli anni ’60. Questi reattori utilizzano acqua sia come moderatore della reazione nel nocciolo che come vettore termico per la produzione finale di energia elettrica.” Contrariamente a quanto pubblicizzato, quindi, non si tratta di nuova fantasmagorica tecnologia ma di un accomodamento di quella vecchia (chissà perché mi viene in mente Trenitalia…).
Continua Legambiente “Si tratta di un prototipo visto che ad oggi non ci sono infatti reattori EPR funzionanti. Il primo cantiere è stato aperto nel 2005 ad Olkiluoto in Finlandia (1600 MWe), ma il suo avanzamento è stato rallentato da numerosi problemi relativi alla sicurezza: ad oggi il ritardo accumulato è di oltre 3 anni, che si aggiungono ai 4 originariamente previsti, e i costi sono quasi raddoppiati. Altri reattori EPR sono in costruzione in Francia (da metà 2007 a Flamanville – 1630 MWe) e in Cina (dall’agosto 2008 a Taishan – 1660 MWe), e il loro completamento sarebbe previsto rispettivamente per il 2012 e il 2013.
Con l’accordo del febbraio 2009 siglato tra Berlusconi e Sarkozy, il Governo Italiano ha annunciato l’intenzione di costruire in Italia quattro impianti di questo tipo, con la partecipazione di Enel insieme al suo corrispettivo francese EdF (Electricité de France) come primo passo della strategia italiana di ritorno al nucleare. Almeno altri 4 reattori di tecnologia non ancora definita dovranno essere costruiti nel nostro Paese per rispettare l’obiettivo dichiarato di coprire il 25% dei consumi elettrici dall’atomo, per una potenza nucleare installata complessiva di circa 13mila MWe.” Legambiente sottolinea come, visti i costi, i ritardi ed i problemi del modello nucleare per il nostro Paese siano in realtà molto più vantaggiose le scelte di diversificazione delle fonti energetiche.

Nel marzo scorso poi l’associazione francese Sortir du nucléaire ha pubblicato documenti riservati che segnalano, Legambiente cita : “che pur di rendere l’EPR economicamente appetibile, si è aumentato il rischio di incidente. A differenza di qualsiasi altro reattore, che produce durante l’arco della giornata sempre lo stesso quantitativo di energia elettrica, l’EPR è stato progettato per modulare la produzione dell’energia elettrica a seconda della domanda, grazie a un sistema per la gestione di un reattore, denominato “Ritorno istantaneo in potenza” (RIP), che verrebbe utilizzati solo per motivi di natura economica (visto che il kWh di picco è molto più remunerativo di quello di base).
Per controllare la reazione nucleare, a seconda delle esigenze di produzione elettrica, e per facilitare il RIP il progetto EPR prevede la rapida rimozione delle barre di controllo dal reattore (per accelerare la reazione di fissione e per incrementare quindi la potenza erogata) che, secondo un documento di EDF del febbraio 2007, potrebbe causare un grave incidente nucleare1. Nulla viene detto da AREVA su come si intende gestire e controllare il problema del cosiddetto avvelenamento da Xenon (Xenon poisoning), una delle concause del disastro di Cernobyl, che si manifesta proprio in questo tipo di esercizio.”
L’EPR inoltre, produrrebbe scorie nucleari maggiormente radioattive, usando materiale fissile più arricchito. Ciò determina problemi irrisolvibili di smaltimento e “tombamento” delle scorie, un problema che il nostro Prèmier, graziosamente, mentre fonda i suoi circoli del “Futuro giovane”, regala alle prossime generazioni.

E il risultato per noi cittadini? Ovviamente, da subito, un aumento del costo dell’energia elettrica perché, si sa, i profitti vanno alle multinazionali ma le spese debbono pagarle i consumatori.

 Francesca Palazzi Arduini
su Rimarchevole un altro articolo che riporta dati e considerazioni sul referendum italiano sul nucleare.

Il DossierLegambientesuEPR .

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